C’erano un giapponese, un americano e un italiano…

10 novembre 2008
Per il titolo di questo post mi sono ispirata alle tremila barzellette di quando ero più piccina che vedevano protagonisti di solito un italiano, un inglese e un francese. Purtroppo però gli inglesi e i francesi non si prestavano bene per il tema del post; all’inizio di questa storia ignoravo l’esistenza di quello che si nasconde dietro la passione per gli anime e pensavo che la gente si limitasse a guardarli e stop finiva lì la cosa. Invece ci sono anche i Cosplayers cioè i fans dei personaggi di fantasia (da videogiochi, fumetti, film e quant’ altro) che si vestono da quello che è il loro beniamino. Ne deriva che fintanto che ne veste i panni, un vero cosplayer si atteggia e si comporta esattamente come se incarnasse il personaggio che sta rappresentando. La moda è di origini giapponesi, ma ha avuto larga eco anche negli Stati Uniti e in Italia.
Ora, molti di voi sapranno come e quanto in Giapponia la gente creda in queste cose: il manga è quasi una religione, parte integrante della loro cultura, un po’ come per noi gli spaghetti (arte nella quale siamo maestri) o i mandolini (anche se, ammetto, non ho mai compreso questo luogo comune, dal momento che non ho mai visto un mandolino in giro a parte la forma del mio culetto). Ad ogni modo, per arrivare al dunque, come possono gli Americani e gli Italiani sperare di competere con i Giapponesi in questa arte?

L’ORIGINALE

IL GIAPPONESE


L’AMERICANO

L’ITALIANO (*)

E ritornando alle barzellette di quando ero bambina, ricordo che l’italiano era sempre quello che in un modo o nell’altro fregava gli altri con la sua furbizia e perspicacia. Ma qui non c’è trippa per gatti…l’Italia se ne esce con sto ragazzino che più che altro pare ‘no sfigato di prima categoria…ma l’ombrellino che cazzo c’entra?…mah
(*) Al ragazzino sfigato in foto sono stati oscurati gli occhi. Nel sito da cui è stata tratta questa foto non c’è alcuna censura al viso del ragazzo.

Loredana Morandi e il razzismo (parte I)

10 novembre 2008
Loredana Morandi, romana ma con origini umbre, ha più volte usato nei suoi blog parole denigratorie nei confronti delle sue vittime. Sardi, pugliesi, napoletani, siciliani, calabresi, albanesi tutti venivano apostrofati con un “nomignolo offensivo” messo lì all’uopo con lo scopo di rafforzare le sue tesi allucinate e prive di fondamento logico.
Eppure, lei che vanta infiniti copia-incolla dal Codice Penale non è stata capace di trovare il III articolo della Costituzione Italiana. Visto che ormai è solita leggermi e screenshottarmi (e scusate il neologismo!) glielo copio da qui: Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
Per esempio, il termine “sardegnolo” era spesso ricorrente nei post della signora Morandi, che forse dopo essersi beccata dalla sottoscritta un paio di “lei è una razzista di merda!” ha capito che per indicare gli abitanti della Sardegna è corretto usare il termine “sardo“.

SARDEGNOLO
sar-de-gnò-lo (agg.)
CO sardo, spec. di animali: asinello s. spreg. o scherz., riferito a persona; anche s.m.
Varianti: sardagnolo, sardignolo
(la definizione dice spregiativo o scherzoso…ma sappiamo bene che Loredana Morandi non è una persona incline allo scherzo…)

Però se facciamo una ricerca con Google con le parole “sardegnolo+loredana+morandi” vengono fuori 83 risultati di cui 81 effettivi riguardanti Loredana Morandi e 2 post di questo sito in cui le faccio notare il fatto di essere una razzista di merda.

Io mi chiedo se Claudio Tedeschi fosse stato sardo Loredana Morandi pur di leccargli il culo avrebbe corretto tutti i suoi 30 blog sostituendo il termine “sardegnolo” col termine “sardo”? Oppure lo farà adesso per dimostrare a Franco Siddi, sardo e Segretario Generale della Federazione Nazionale Stampa Italiana, di aver lavorato come giornalista in televisione e scritto abbastanza? Io mi chiedo pure che faccia farà il dottor Siddi quando GLI FARO’ NOTARE LA COSA…